Biografia

Biografia

« Ho ormai la convinzione che le vere ragioni dell’arte e della cultura si trovano dove c’è la vita e la lotta per conquistarla. Questo convincimento vi è sempre stato in me, anche se a volte ho sostenuto la necessità di dipingere “la natura morta” ovvero d’intender la pittura come fatto di “conoscenza” per la rivelazione di spazi forme, colori. » Romeo Mancini in «La Nostra Lotta», 1951

All’età di 11 anni inizia a lavorare nella bottega di restauro di famiglia, il padre Umberto è già ammalato; nello studio di restauro segue e aiuta il fratello maggiore Giovanni, il terzo fratello, Carlo, è di un anno più giovane.
Si forma all’Istituto d’Arte Bernardino di Betto di Perugia dove conosce Leoncillo Leonardi ed Enzo Rossi; con essi sarà legato da un’amicizia che li accompagnerà lungo un importante periodo delle loro vite: dalla lotta di Liberazione all’esperienza pittorica negli studi di Villa Massimo a Roma.
Nel 1936 si iscrive al corso di pittura e scultura dell’Accademia delle Belle Arti di Perugia.
Nel 1943 si iscrive al Partito Comunista Italiano; nel 1944 partecipa alla guerra di Liberazione come membro nella brigata partigiana Francesco Innamorati che opera nelle montagne di Colfiorito e successivamente impegnato nei collegamenti con la direzione clandestina del Partito Comunista a Roma.
Nell’aprile del 1946 partecipa alla prima “Mostra del disegno italiano contemporaneo” che si inaugura nella nuova sede espositiva della Galleria Nuova di Perugia; nel giugno dello stesso anno espone alla mostra sociale l’opera I Suonatori ambulanti.
Nel gennaio 1947 tiene la sua prima mostra personale alla Galleria Nuova di Perugia, presentato da Domenico Caputi.
Alla fine degli anni Quaranta il suo studio di pittore è in via Baldeschi, al numero 10, a Perugia; nello stesso edificio hanno sede gli studi di restauro di dipinti e di mobili dei fratelli Giovanni e Carlo.
Nel 1950 si reca in Francia, a Parigi e in Costa Azzurra, in un viaggio di studio e ricerca sul cubismo; conosce l’opera del pittore, scultore e ceramista Édouard Pignon. Al suo ritorno in Italia dipinge una serie di quadri che tendono all’astrazione, olio su tela, raffiguranti la città di Antibes, il suo porto e le sue barche.
Si trasferisce a Roma, per vivere a Villa Massimo, sede dell’Accademia di Germania, requisita nel 1946 dallo stato italiano per essere destinata ad abitazione/studio per artisti ; vi risiedono molti artisti umbri. Acceso è il dibattito tra astrattisti e realisti. Mancini lo descrive come un ambiente «[…] Estremamente vivace e, per molti versi, divertente, pieno di personaggi significativi. La vita era molto movimentata all’interno della Villa, piena di episodi dai quali emergevano le intelligenze, le simpatie, le invidie e gli odi che il mondo dell’arte sa esprimere […]»1.
Il 1950 è anche l’anno in cui Romeo tiene la sua prima mostra personale a Roma, presso la Galleria Lo Zodiaco, dove presenta 22 opere; l’esposizione ottiene un notevole successo di pubblico e di critica.
Ancora nel 1950 si reca a Comacchio, nel delta del fiume Po; il Sindacato ha invitato diversi artisti a documentare la vita dei lavoratori di quelle valli. Disegna e dipinge i pescatori di frodo, lavoratori del mare che uscivano solo di notte con le loro barche per pescare sotto le luci delle lampare. I pescatori di Comacchio saranno i soggetti di moltissimi dipinti e sculture; questo tema verrà sviluppato fino alla seconda metà degli anni Settanta.


Dall’inizio degli anni Cinquanta collabora alla rivista “Realismo” di Raffaele De Grada. Nel marzo del 1951 si reca nelle miniere del Bastardo, vicino a Perugia e documenta, insieme ad altri pittori umbri, il lavoro nelle miniere.
Nei mesi successivi realizza numerosi disegni e dipinti ad olio dedicati al tema dei minatori. «[…] Lo scuro non è nero per noi pittori e credo che nella miniera, questa opinione sia condivisa dagli stessi minatori. Ricordo trovai giusta la intuizione di certi viola, blu, e rossi che avevo introdotto nel mio dipinto Il minatore […]»2. Nel 1952 partecipa alla VI Quadriennale
Nazionale di Arte Contemporanea di Roma esponendo il quadro I Minatori, ora nella collezione della CGIL; Mancini ricordava: «[…] Questo quadro mi ricorda un episodio molto significativo: eravamo a Villa Massimo, Guttuso venne nel mio studio e, vedendo che il dipinto era quasi un bianco e nero ad olio, disse: “Daje ‘n po’ de rosa!”. Il rosa avrebbe ingentilito il quadro, l’avrebbe ammorbidito avvicinandolo al suo genere di pittura. Questo quadro con il tempo si sarà patinato ma, allora, i bianchi erano un po’ stridenti […]»3.
Nel 1956 partecipa alla VII Quadriennale d’ Arte di Roma e alla XXVIII Biennale di Venezia presentando due sculture in ceramica: Fiocinatori n. 2 e Fiocinatori n. 3, realizzate nello stesso anno.
Il 13 agosto sposa Franceschina Ottalevi; un anno dopo, nello stesso giorno, nasce il figlio Simone.
Torna a vivere stabilmente a Perugia, avendo dovuto, come gli altri artisti, abbandonare definitivamente Villa Massimo, restituita alla Germania. «Con me ce l’avevano gli astrattisti perché dicevano che facevo figurazione, nello stesso tempo i figurativi mi criticavano perché il mio linguaggio si rifaceva al cubismo […]»4.


L’anno seguente diviene docente di scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Perugia.
Nel 1958 disegna, sviluppando la struttura compositiva dei dipinti dedicati alle barche di Antibes, l’impianto scenografico per un concerto tenuto al teatro Morlacchi di Perugia dalla Juilliard Symphony Orchestra di New York, diretta da Jean Morel, che esegue le Suites di due partiture destinate ai balletti, Daphnis et Chloè di Ravel e L’Uccello di fuoco. di Stravinskij.

Per tutti gli anni Sessanta continua a sviluppare il tema del lavoro; l’uomo e gli strumenti del suo faticoso operare quotidiano. Tra il 1963 e il 1964 espone negli Stati Uniti, tenendo delle mostre personali in Ohio, Indiana e Michigan. Una sua opera realizzata a inchiostro e tempera su carta, Due pescatori con lampara, è conservata presso il Columbus Museum of Art, nello Stato dell’Ohio.
Nel 1966 tiene mostre personali a Roma nelle gallerie La Salita e Penelope; è inoltre invitato a partecipare alla IX Quadriennale Nazionale d’Arte Romana.
Nel 1966, la Galleria Penelope allestisce la mostra “Arte Oggi” nella città di Bratislava; l’opera Pescatori notturni è ora nella collezione permanente del Museo Nazionale slovacco di Bratislava. Nel 1967 espone alla VI Biennale del Mediterraneo ad Alessandria d’Egitto.

Nel 1967 realizza il Monumento agli Aviatori Caduti nel Trasimeno, lungolago di Passignano sul Trasimeno. Una grande opera si trova anche in Catalogna, inaugurata nel 1990 nella città di Flix; è dedicata alla memoria delle Brigate Internazionali che combatterono sull’Ebro contro il regime franchista.
Nel 1982 il Comune di Perugia gli commissiona una scultura da dedicare ad Aldo Capitini.
Nel 1984 Mancini tiene una mostra personale Le Cattedrali nella Rocca Paolina di Perugia; l’anno seguente verrà lì collocato un monumento in bronzo dedicato ai Democratici Umbri Vittime dello squadrismo fascista 1921-1922.


Nel 1989 in comune di Perugia patrocina un grande mostra antologica; inaugurata nelle sale di Palazzo della Penna.
Nel 1990 disegna il palio della giostra della Quintana di Foligno , ora conservato presso il Rione Pugilli che vinse la giostra in quell’anno; disegna inoltre l’immagine ufficiale per la manifestazione musicale di l’Umbria Jazz 90.
Nel 1997 viene inaugurata, all’interno del complesso monumentale di Santa Giuliana a Perugia, la sua ultima mostra personale, Dalla realtà, all’astrazione, alla realtà, curata dal nipote Francesco Federico Mancini.
Nel 1998 viene iscritto nell’Albo d’Oro del Comune di Perugia.
Muore a Perugia il 19 marzo del 2003. Nel 2003 e 2004 alcune suoi dipinti e sculture, sono stati inseriti nei percorsi espositivi delle mostre dedicate ai maestri umbri del Novecento:
Terra di Maestri, II (2003) e III (2004), a Villa Fidelia, Spello.

Biografia tratta dal catalogo della mostra dedicata al centenario della nascita dell’artista, Romeo Mancini, Le vere ragioni dell’arte, 2017, Fabrizio Fabbri editore, Perugia.

Note
1 Intervista a Romeo Mancini in Arte in lotta. Pittori e scultori del ’900 nella raccolta della CGIL, catalogo della mostra (Rimini, 2 luglio – 9 agosto 1996), a cura di L. Martini, Roma, Ediesse, 1996.
2 R. Mancini, Un gruppo di pittori democratici tra i minatori
del Bastardo in lotta, in “La nostra lotta”, 6 aprile 1951.
3 Arte in lotta, 1996, cit.
4 Ibidem.